Samantha D’Incà poteva vivere. Cronaca di una morte ingiusta

Samantha D’Incà, la donna trentenne rimasta in coma dopo un intervento chirurgico, è stata “lasciata andare” per volontà della famiglia. Il padre, nominato amministratore di sostegno, ha deciso di interrompere le cure e l’alimentazione, poi di somministrare la sedazione profonda. In meno di una settimana Samantha è morta. Ma non era moribonda, poteva vivere. La decisione è stata presa per il “best interest” della donna incapace di esprimersi, perché quella vita non era ritenuta degna di essere vissuta. Ma è una morte ingiusta, anche se la legge italiana ormai la permette: nessuna vita è inutile.

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Canada, l’eutanasia arriva con un algoritmo

Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un software in grado di predire la morte con sei mesi di anticipo, uno strumento che servirà ad aumentare la pressione su malati e familiari per togliere il disturbo anzitempo o per spingere all’abbandono terapeutico. Non è un caso che la realizzazione di questa diabolica scoperta sia avvenuta in Canada, paese all’avanguardia per l’eutanasia.

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