Lo “spiritocentrismo” di papa Bergoglio

Durante l’omelia del mattino del 28 aprile del mese corrente, papa Francesco, commentando il brano degli Atti degli Apostoli sul cosiddetto “Concilio di Gerusalemme”, ha di nuovo “tuonato” contro tutti coloro che “resistono” alle “novità” dello Spirito Santo. Si può dire che il pontificato del papa regnante, a differenza di quelli dei suoi predecessori, non sia “cristocentrico”, ma “spiritocentrico”.

Tutti i cattolici sanno che la Chiesa è guidata, vivificata, dalla Terza Persona della SS. Trinità, ma Ella non agisce di propria iniziativa: non aggiunge, né toglie nulla dalla Divina Rivelazione, conclusasi con la morte dell’ultimo degli Apostoli.

La Rivelazione è completa; quando la Chiesa, nel corso dei secoli, proclama dei dogmi oppure delle dottrine definite, non si “arrende alle novità dello Spirito”, ma non fa altro che dichiarare esplicitamente — assistita dalla Spirito Santo — ciò che prima era detto implicitamente. Nessuna “novità”, dunque, ma semplicemente l’annuncio solenne di alcuni punti dell’immutabile dottrina di sempre.

Del resto, per quanto riguarda quelle “novità” che papa Francesco vorrebbe imporre, nella Chiesa, riguardo la morale coniugale e sacramentale, lo Spirito Santo ha già detto tre volte no. La prima durante il concistoro straordinario del 2014, le altre due durante i sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015. In quelle tre occasioni il Vescovo di Roma non è stato messo in minoranza da ottusi tradizionalisti, spietati rigoristi, ma da altrettanti vescovi “moderni”, affascinati dal “nuovo corso post-conciliare” quanto lui. Questa è la prova che la maggioranza dei cardinali (che, tra l’altro, lo avevano eletto solo un anno prima) e dei padri sinodali non hanno fatto prevalere le loro opinioni su come dovrebbe essere la Chiesa, ma sono stati docili alla voce dello Spirito Santo Paraclito.

Noi cattolici, dal primo (il papa) all’ultimo (chi scrive), dobbiamo lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, altrimenti non c’è santificazione, ma non dobbiamo assolutamente scambiarlo con i nostri desideri, né con i nostri capricci.

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